Danzo per raccontare una storia. |
Danzo perché devo dire qualcosa, devo dirlo a tutti, e non so farlo con le parole. Danzare attira l’attenzione, lo si fa anche per questo? Si, certo, ma la ragione per cui vuoi l’attenzione fa la differenza.Se esegui i passi per mostrare quanto sei preciso nel farlo. Se vuoi essere più importante di chi ti guarda. Se ti interessa far sapere quante ore ti alleni. Allora la tua danza è meramente estetica, racconta solo l’autocompiacimento. . L’allenamento, la conoscenza dei passi sono tuttavia necessari: potrebbe una ballerina affrontare il Lago dei Cigni senza conoscere minimamente la partitura? Nelle pratiche artistiche è difficile unire tecnica e anima, solo i grandi artisti ci riescono!; Nella pratica chiamata “teatrodanza” si unisce l’espressione corporea con la musica e con una certa libertà creativa. Vi si possono ritrovare elementi della danza moderna, del mimo e del cabaret, si fa un forte utilizzo di simboli e di elementi di impatto visivo mutuati dall’arte figurativa, dalla pittura e dall’utilizzo di componenti musicali e verbali. Pina Bausch, forse la più importante e nota coreografa al mondo, è stata, negli anni ’70, l’ideatrice del teatrodanza, ovvero di un progetto artistico differente dal balletto e dalla danza moderna, poiché include elementi recitativi, come l’uso del gesto teatrale e della parola, con precise finalità drammaturgiche.Si tratta della fusione tra i principi di teatro, danza e musica. Per questo è definito un fenomeno complesso e non “uno stile”: non lo si può inquadrare in un solo ambito. Le tecniche sono quelle proprie sia della danza, sia del teatro, e non sono spiegabili però come danza-parlata o recitazione-danzata. |
Il metodo utilizzato da Pina Bausch: la coreografa pone ai danzatori della sua compagnia quesiti o suggerisce temi sui quali intervenire (cento o duecento per ogni spettacolo, in un arco di tempo di due-tre mesi). Si può “rispondere” impiegando indifferentemente movimenti, parole o entrambi i linguaggi, si può compiere un gesto o pronunciare una breve frase soltanto, oppure è possibile eseguire una lunga sequenza motoria o proporre un discorso articolato. La scelta, che spetta esclusivamente al danzatore, è tra la produzione di uno spartito studiato e definito, o un’improvvisazione.I soggetti possono essere molto personali, come “Qualcosa sul tuo primo amore” o “Tua madre”; a volte riguardano, invece, le convinzioni o la sensibilità del singolo (“C’è un modo per aiutare gli animali a morire?”, “Offrirsi”, “Chiaro e tondo”); alcuni si distinguono per una natura surreale (“Sul prato foche anziché conigli”), altri richiamano situazioni di vita quotidiana (“Scarpe strette”). La Bausch suggerisce mediamente otto temi nell’arco più o meno di sei ore giornaliere, sicché ciascun danzatore ha un tempo abbastanza ampio per “rispondere”. A volte i ballerini presentano due diverse soluzioni allo stesso compito oppure capita (di rado) che qualcuno non reagisca affatto alla sollecitazione. Sembra verosimile che l’artista tedesca concepisca le “domande” sulla base di un argomento generale al quale intende lavorare, peraltro di norma non comunicato ai danzatori. Ciò non significa tuttavia che i soggetti suggeriti siano trasparentemente rivolti all’idea generale, al filo conduttore. Probabilmente Pina Bausch ritiene che questo, anziché aiutare i membri della troupe, li porterebbe verso vie scontate, banali, prevedibili, limitandone le potenzialità, sicché preferisce tentare strade “laterali” che li conducano a raggiungere certi risultati in modo meno conscio, senza che siano orientati razionalmente nelle scelte. |
C’è la presenza di gesto, parola e musica, secondo una triade un po’ diversa ma presumibilmente derivata dal Tanz-Ton-Wort (danza-suono-parola) su cui negli anni Dieci riflette Laban, ereditando, con modifiche importanti, il pensiero di Wagner. |
Palermo Palermo rappresenta una delle vette creative del lavoro di Pina Bausch: un’opera frutto di una residenza (era il 1990) al Teatro Biondo; lo spettacolo, lontano dalla tentazione di restituire immagini da cartolina della città, mette di fronte ad aspetti peculiari e, al tempo stesso, universali. CLICCA QUI PER VEDERE LO SPETTACOLO INTERO |
Lo spettacolo si apre con il crollo di un muro sulla scena, che può simboleggiare al tempo stesso la distruzione di un terremoto o di una guerra ma anche il superamento dei limiti. Il richiamo alla caduta del muro di Berlino è forte (sebbene l’opera fosse stata pensata bn qualche mese prima dell’avvenimento storico); e però Bausch sembra inquadrare Palermo nel panorama delle moderne città europee, simboli di un consumismo sfrenato che con grande velocità trasforma ogni prodotto in spazzatura. In una delle scene, un gran numero di danzatori viene avanti sul palcoscenico, camminando sulle rovine del muro e gettando a terra oggetti casuali. In un’altra troviamo una donna intenta a tirare fuori uno ad uno tutti gli spaghetti in un pacco di pasta per ribadirne la sua proprietà, con una maniacalità sconcertante e quasi comica che mostra allo spettatore l’ossessione dell’uomo moderno per il possesso. In altri passi, invece, è sottolineato il conflitto tra uomo e donna e l’incomunicabilità tra sessi, come quando, in una delle scene iniziali una danzatrice affiancata da due uomini, chiede insistentemente di essere abbracciata o presa per la mano, salvo poi ribellarsi quando i due gli obbediscono, forse perché i loro gesti sono troppo bruschi. Ancora in un altro di questi “fotogrammi”: una donna infila una bottiglia piena e aperta tra le gambe, facendo zampillare l’acqua in un’imitazione della minzione maschile, una denuncia alla società che vorrebbe che le donne, per affermarsi, si formassero di assomigliare agli uomini. . Vengono dunque affrontati temi molto attuali e importanti, che richiedono una modalità espressiva in grado di colpire direttamente lo spettatore, attraverso la forza comunicativa del teatro danza, che trasforma gesti quotidiani in performance ritmate, dal grande impatto emotivo e sensoriale. Per questo sono spesso inseriti fra gli oggetti di scena degli elementi che sprigionano un forte odore, come i pomodori che vengono usati per colpire la danzatrice o il pezzo di bacon, che nella finzione scenica rappresenta il dito di un uomo e che viene fritto in scena e mangiato. Questi dettagli non sono colti dallo spettatore che vede la rappresentazione in video dello spettacolo del 1989 della Tanztheater Wuppertal sul sito della Pina Bausch Fondation, ma la forte riconoscibilità degli oggetti di scena e dei movimenti degli attori comunicano allo spettatore un quadro della città e della società in cui si può ancora cogliere la realtà, riconoscendosi. (In Italia si può parlare di teatrodanza a partire dal 1985, con la compagnia Sosta Palmizi, composta da sei ballerini formati artisticamente da Carolyn Carlson, durante la sua permanenza italiana.) |